La leggenda di Bellina di Erice, la conoscete? No? Cosa fare in Sicilia vi svela la storia più entusiasmante che esiste a Erice.
Erice, la sua storia e il suo castello
Passeggiare per i vicoli del borgo medievale di Erice, in provincia di Trapani, significa immergersi nella storia.
Nel centro cittadino che è posto sulla vetta dell’omonimo Monte Erice sono residenti solo 1024 abitanti (popolazione che si decuplica nel periodo estivo fonte wikipedia), mentre la maggior parte della popolazione si concentra a valle, nell’abitato di Casa Santa contiguo alla città di Trapani.
Nell’antichità, Erice era nota per il suo tempio ove i Fenici adoravano Astarte, i Greci Afrodite ed i Romani Venere.
Il monte Eryx serviva da punto di riferimento per i navigatori dei quali Venere divenne ben presto la protettrice.
La notte, un grande fuoco acceso nell’area sacra fungeva da faro.
La fama di Venere Ericina divenne tale che le venne dedicato un tempio anche a Roma ed il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo.
Oggi Erice è conosciuta sopratutto per il suo castello detto di Venere.
Il castello di Venere di Erice
La rocca sulla quale nel medioevo venne edificato il Castrum Montis Sancti Juliani, conosciuto tradizionalmente come “Castello di Venere”, fu frequentata dalle popolazioni locali sin dalla preistoria, come attesta il ritrovamento di molti oggetti in pietra, ceramica e bronzo rinvenuti nell’area.
Dopo un lungo periodo di declino, durato dalla tarda antichità all’alto medioevo quando gran parte dei resti del santuario andarono perduti.
Nell’area venne edificata una piccola chiesa dedicata a Santa Maria della Neve, forse in concomitanza con la costruzione del castello da parte dei Normanni (XI-XII sec.).
In età moderna l’area intorno al castello ha subito ulteriori manomissioni a partire dalla costruzione dell’attuale rampa di accesso (nel XVI sec.).
Questi lavori sostituirono l’antico ponte levatoio, colmando il fossato che divideva la parte bassa fortificata (noto con il toponimo di castello del “Balio”) dal nucleo sulla rocca.
Ulteriori interventi di restauro e manomissioni sono stati condotti dal conte Pepoli nel XIX secolo; infine, scavi archeologici eseguiti dalla Soprintendenza alle Antichità nel 1930-31 e condotti dal Cultrera.
Gli scavi modificarono ulteriormente gli spazi interni del monumento, con l’abbattimento di muri e l’apertura di saggi di scavo.
La leggenda di Bellina
La leggenda della Bellina arricchisce, ancora oggi, di mistero e fantasia il borgo di Erice.
La bellissima e conturbante Bellina è una ragazza dai neri e corvini capelli capace di far innamorare tutti gli uomini che la vedono passeggiare, nessuno le resiste.
Anche il barone del paese la nota e se invaghisce in maniera torbida, sarà mia anche con la magia si disse a sè stesso, e così fece.
Si accordò, quindi, con un mago oscuro per riuscire a ottenere l’amore della ragazza tramite un meschino sortilegio.
Sottratto un anello alla ragazza a cui teneva perchè pegno d’amore di un soldato partito per il fronte, il mago attuò una magia, appena il barone avesse baciato sulle labbra la donna, questa si sarebbe magicamente innamorata di lui.
Dopo aver contattato la fanciulla, l’uomo la invitò a un incontro, promettendole di restituirle l’anello. In cambio del monile, però, il barone pretese da Bellina un bacio.
La coraggiosa e tenace Bellina, tuttavia, si rifiutò strenuamente, l’uomo incollerito, gettò l’anello tra alcuni rovi lì vicino.
Alla disperata ricerca del suo pegno d’amore, la fanciulla si punse con una spina e, per effetto del sortilegio, si tramutò in una biscia nera.
Da quel giorno si racconta che, ogni qualvolta un passante s’imbatta davanti a una biscia nera per le vie di Erice, egli si trovi, in realtà, al cospetto dell’anima di Bellina.
Quest’ultima, intrappolata nell’umile animale, si aggira tra i rovi e i luoghi abbandonati del borgo medievale trapanese, alla ricerca del suo anello.