
Gli alberi secolari dell’Etna da visitare in autunno.
Gli alberi secolari dell’Etna, stupendi, maestosi, imponenti. Li conoscete?
Cosa fare in Sicilia vi svela quelli più famosi da vedere assolutamente per dare il benvenuto all’autunno, magari in bicicletta come vi abbiamo proposto tempo fa.
Etna e i suoi alberi secolari
L’Etna è un vulcano piuttosto particolare, amato dai siciliani è oltre un interessante meta per i curiosi e gli sciatori della domenica, anche per chi lo scala per studio, e oltre a geologi, speleologi e vulcanologi, ci sono gli studiosi di dendrocronologia.
Cos’è la dendrocronologia? Semplice, è un sistema di datazione a scala fluttuante, basato sul conteggio degli anelli di accrescimento annuale degli alberi.
Infatti l’Etna è uno degli habitat ideali degli alberi di alto fusto, come pini, lecci, castagni e querce, tanti dei quali hanno secoli di vita nei loro tronchi, alberi che se potessero parlare racconterebbero di re, regine e di casati principeschi, ma anche di terremoti devastanti e colate laviche mortali.
Gli alberi secolari più noti e belli dell’Etna:
l’Ilice di Carrinu.
Tra i primi che vogliamo ricordare tra gli alberi secolari dell’Etna c’è sicuramente l’Ilice di Carrinu.
L’Ilice di Carrinu (o Ilice dû Pantanu) è un leccio (Quercus ilex), ubicato ad un’altezza di 937 m s.l.m. nel Parco dell’Etna (Zona B) in territorio del comune di Zafferana Etnea su suolo vulcanico e contornato da un noccioleto.
È sicuramente il leccio più vetusto dell’Etna: l’età stimata è di oltre 700 anni.

Nel 1982 il Corpo Forestale dello Stato, lo ha inserito nel patrimonio italiano dei monumenti verdi, forte di 22.000 alberi di notevole interesse, ed evidenziato tra i soli 150 di eccezionale valore storico o monumentale.
Di notevole mole questo leccio ha misure notevoli.
Un’altezza di oltre 20 metri, un diametro delle fronde di circa 30 metri ed una circonferenza alla base di quasi 5 m e ben 10 alla ceppaia.
Castagno dei Cento Cavalli
Altro albero di notevole bellezza è il Castagno dei Cento Cavalli.
Il castagno, considerato come il più famoso e grande d’Italia e oggetto di uno dei più antichi atti di tutela naturalistica.
Forse non il primo del genere ma in Sicilia è stato studiato da diversi studiosi e botanici e visitato da molti personaggi illustri in epoche passate.
La sua storia si fonde con la leggenda di una misteriosa regina e di cento cavalieri con i loro destrieri, che, si narra, vi trovarono riparo da un temporale.
Anche il Castagno dei Cento Cavalli è stato inserito dal Corpo Forestale dello stato nel patrimonio italiano dei monumenti verdi, forte di 22.000 alberi di notevole interesse, ed evidenziato tra i soli 150 di eccezionale valore storico o monumentale.

Il Castagno dei Cento Cavalieri è ubicato anch’esso nel Parco dell’Etna ma nel comune di Sant’Alfio
Il castagno misura circa 22 m di circonferenza del tronco, per 22 m d’altezza.
In realtà, oggi si presenta costituito da tre polloni (fusti), rispettivamente di 13, 20 e 21 m; sui quali è vivo il dibattito sulla unicità della pianta.
Negli ultimi anni il libro dei Guinness dei primati ha registrato il Castagno come l’albero più grande del mondo, per la rilevazione del 1780, quando furono misurati ben 57,9 m di circonferenza con tutti i rami.
Il castagno dei Cento Cavalli sta attualmente partecipando al concorso per diventare l’albero del cuore 2022 votate e fate vincere la Sicilia fino al 15 novembre 2022.
Il Castagno di Sant’Agata o della Nave
Altro castagno monumentale dell’Etna a pochi passi da quello dei Cento Cavalli c’è il Castagno di Sant’Agata o della Nave.
Collocato nel comune di Mascali, anche questo albero secolare dell’Etna affonda le sue enormi radici nel Parco dell’Etna, ma in proprietà privata e non demaniale.
Albero maestoso ha alle spalle leggende e miti che lo rendono ancora più affascinante.

Paradossalmente molto meno conosciuto e studiato del celebre vicino: le sue misure sono ragguardevoli: circonferenza di 23 metri, altezza di 19.
L’età stimata è di quasi duemila anni che ne fa probabilmente uno degli alberi più antichi d’Italia.
L’altro nome dell’albero, “della nave“, sembra derivi dal fatto che la forma della ceppaia ricorda lo scafo di un veliero.
Esiste anche un terzo nome della pianta, di gran lunga il più bello di tutti, ed è il dialettale “Arrusbigghiasonnu“, ovvero risveglia sonno.
La traduzione letteraria sarebbe “Sveglia sonno”, e questo soprannome gli è stato attribuito per le sue fronde basse che essendo a ridosso della strada, mettevano all’erta i carrettieri distratti che in tempi lontani incrociavano quelle strade.
Un’altra versione che attribuisce il soprannome è data varietà dei cinguettii dei tantissimi uccelli che trovano riparo tra i rami e il fogliame di questo magnifico albero secolare, quindi impossibile prender sonno.