Il volto di donna vissuta in Sicilia in età tardo imperiale
Il volto di donna improvviso, serio, altero, eccolo, vissuta in Sicilia in età tardo imperiale, Cosa fare in Sicilia vi racconta come è stato possibile ricostruire il suo volto.
La donna del passato, il volto di donna ricostruito
Al termine della nuova campagna di scavo a Chiaramonte Gulfi in provincia di Ragusa, a opera dell’università di Bologna ecco cosa è stato trovato.
Resti umani, di diverse persone, una necropoli interessante per gli studiosi della zona,una vera miniera di informazioni storiche, tra queste la donna del passato, un volto di donna ricostruito dai ricercatori con tecniche molto sofisticate.
Per chi volesse approfondire l’argomento su come si stato possibile questa ricostruzione del volto di una donna morta da così tanto tempo suggeriamo una interessante lettura sulla ricostruzione facciale forense
Ecco il volto di donna ricostruito, chi è questa donna?
La campagna di scavo a Chiaramonte Gulfi
Ad oggi sono venute alla luce 187 tombe, con 56 inumati e un numero considerevole di reperti databili tra il III e il V secolo.
La necropoli è parte di un grande insediamento rurale che si è sviluppato in epoca imperiale, tardoantica e bizantina.
Era legata ad un abitato che si trovava lungo la strada che collegava Siracusa a Selinunte, di cui si hanno notizie a partire dal VI secolo a.C. e fino al 1290.
Il volto di donna ricostruito
Il volto di una giovane donna vissuta in Sicilia in epoca tardo imperiale ricostruito grazie al lavoro di un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna come detto.
Si tratta di uno dei risultati presentati al termine della nuova campagna di scavo nella necropoli di Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa.
Partito due anni fa sempre a nel ragusano, è guidato dipartimenti di Storia Culture e Civiltà (prof.ssa Isabella Baldini) e di Beni Culturali dell’Alma Mater (prof. Salvatore Cosentino).
Partecipano in collaborazione con la Soprintendenza archeologica di Ragusa (dott. Saverio Scerra e dott.ssa Annamaria Sammito), il Comune di Chiaramonte Gulfi e la Cooperativa Sociale Nostra Signora di Gulfi (dott. Francesco Cardinale, archeologo).
Le indagini si svolgono in un’area di proprietà della Cooperativa e rientrano in un progetto sociale più ampio per la formazione di richiedenti asilo e minorenni in messa alla prova.