Quella volta che Pier Paolo Pasolini s’innamorò della Sicilia, avvenne tra maggio e luglio del 1959 .
La prima volta in Sicilia di Pasolini
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) che proprio giorno 2 novembre ricorre l’anniversario dell‘uccisione, fu più volte in Sicilia e riportò le sue impressioni in alcuni suoi reportage.
«Piombati da Roma a Catania, da Catania a Scicli, attraverso cento e più chilometri di Sicilia verde, deserta, araba, greca, gesuitica, coperta di fiori e di pietre, con mucchi di città incolori, raggrumate, senza periferia, come le città dei quadri, sui fronti delle colline, nelle vallate».
Queste le prime righe che riporta il suo libretto di viaggio, una meraviglia non nascosta per la Sicilia che il regista scrittore non riuscì a mascherare.
La Scicli di Pasolini
«Eravamo nell’ultimo angolo della Sicilia, ancora un po’ di campagna, carrubi, mandorle, villette estive di baroni, poi il mare, il mare africano»
Così descriveva la strada per Scicli Pier Paolo Pasolini nel suo taccuino.
Per poi proseguire con:
«i vecchi palazzotti di don Rodrighi sanguinari e assenti»
«una vallata, dentro la quale, compatta, si sparge Scicli, senza periferia e case moderne: un po’ fuori un enorme cimitero, un enorme ospedale, tutto color giallo-rosa, cadaverico; al centro la piazzetta e la strada barocca, dei baroni, dei gesuiti
– scrive ancora Pasolini – da questa vallata si diramano, tutte dalla stessa parte, altre tre piccole valli, dalle pareti quasi a picco, bianche di pietre: da lontano non si nota nulla: ma salendo per sentieri che sono letticciuoli di torrenti; sopra le ultime casupole di pietra della cittadina, si sale una specie di montagna del purgatorio, con i gironi uno sull’altro, forati dai buchi delle porte delle caverne saracene, dove la gente ha messo un letto, delle immagini sacre o dei cartelloni di film alle pareti di sassi, e lì vive, ammassata, qualche volta col mulo».
Una descrizione che sembra passiva, forse un pò troppo barocca per poi sfociare nell’andare, una bellezza superba e magica, piena di storia e divinità.
Le altre tappe del viaggio di Paolini in Sicilia.
Pasolini dopo aver viaggiato nel ragusano nello stesso anno ritornò in Sicilia per un periodo più lungo decidendo di visitare la Sicilia Orientale.
Con la sua FIAT 1100 andò alla scoperta di Siracusa in cui decide di villeggiare alla Arenella per qualche giorno con la sua amica speciale Adriana Asti, che alloggiava a Villa Politi «una dolce costruzione liberty, poco fuori dalla città, sulle latomie»
Girano e rigirano per uscire dalla città e capitano in una spiaggetta «della povera, buona borghesia siracusana». Tutti guardano Adriana così «nudina nel suo due pezzi»; fecero il bagno in quell’acqua che era «uno zucchero, un miele, un liquido di Dei».
Poi Pasolini decide di andare più a sud. «Passo Noto, passo Avola – ricorderà lo scrittore – giungo a Pachino, ch’è una cittadina piena di vita, di gente stupenda: ma non mi fermo, vado ancora più a Sud, arrivo a Capo Passero: una lingua di terra gialla con un faro bianco: e una selva di fichi d’India intorno, oltre le file di muriccioli sgretolati.
E non mi fermo ancora: vado più giù, a Porto Palo, ch’è un paesetto miserando, acquattato dietro quella lingua di terra, con delle file di casucce rosse, e l’acqua degli scoli che passa in canaletti perpendicolari alla strade: la gente è tutta fuori, ed è la più bella gente d’Italia, razza purissima, elegante, forte e dolce».
Quando Pasolini s’innamorò della Sicilia …
Il regista scrittore rimane incantato dai territori siciliani visitati, sembra che si sia follemente innamorato non solo della natura incantata dei luoghi, i monumenti, ma anche della gente, dei ragazzi di vita siciliani diversi da quelli romani che conosce bene.
Alla fine scrive :
«avevo sempre pensato e detto che la città dove preferisco vivere è Roma, seguita da Ferrara e Livorno. Ma non avevo visto ancora, e conosciuto bene, Reggio, Catania, Siracusa. Non c’è dubbio, non c’è il minimo dubbio che vorrei vivere qui: vivere e morirci, non di pace, come con Lawrence a Ravello, ma di gioia»
E come dargli torto.