Il corallo di Sciacca, il sangue, l’amore e le suoi miti
Il corallo di Sciacca, un tesoro da apprezzare e valorizzare molto di più-
Sciacca e il suo corallo
Il corallo di Sciacca è un octocorallo che fa parte della famiglia del Corallium rubrum mediterraneo.
Il tipico colore rosso del corallo di Sciacca sotto l’azione dei funghi vulcanici dell’Isola Ferdinandea (nel canale di Sicilia, tra Sciacca e Pantelleria) assume sfumature particolarissime.
La colorazione del corallo di Sciacca è la cifra della sua unicità con sfumature che vanno dal salmone al giallo, dall’arancione intenso fino al nero-brunastro, a riprova dell’origine vulcanica.
Il corallo grezzo, formato da materiale organico che cresce sui fianchi del vulcano sottomarino, appare opaco.
Il corallo di Sciaccia cresce alle pendici del vulcano sottomarino, dai 50 ai 200 metri di profondità, e i suoi rami formano lo scheletro calcareo di colonie di polipetti bianchi molto piccoli della famiglia dei Celenterati che qui si riproducono in modo asessuato avendo trovato le condizioni ideali.
Più piccolo del comune corallo asiatico, il corallo di Sciacca è il corallo più raro non solo del Mediterraneo ma del mondo.
Le leggende legate al corallo
Gli antichi conoscevano benissimo il corallo e le leggende tramandate a noi volevano che fosse il sangue pietrificato di Medusa.
Per i cristiani invece il corallo rappresentava il sangue di Gesù Cristo, da qui l’uso del corallo come amuleto scaccia diavoli come simbolo di protezione dai malefici.
Il cornetto in corallo infatti è ritenuto un “portafortuna” da tutti fin dall’Impero Romano che l’usavano per “proteggere” i bambini dalle disgrazie.
La leggenda del corallo di Sciacca
Secondo la leggenda siciliana, il corallo rosso di Sciacca fu scoperto casualmente da un pescatore che per recuperare un ciondolo donato all’amata Tina caduto in mare.
Senza pensarci due volte, si getto nelle profondità del mare per recuperare il gioiello e qui scoprì il tesoro di Sciacca.
La cruda realtà invece si riporta che invece la scoperta avvenne nel mese di marzo del 1875 a opera di tre pescatori della cittadina saccese, cioè Alberto Maniscalco detto Ammareddu, Alberto Occhidilampa e Giuseppe Muschidda si trovavano a pescare a 8,5 miglia da Capo San Marco.
I tre rimasero impigliati con le reti, scandagliando il fondale per verificare la causa per cui si erano impigliati si trovarono uno scoglio del tutto rivestito di corallo.
Furono successivamente trovati tanti banchi di corallo, il primo era di circa 6000 mq con profondità da 70 a 125 metri dal quale si ottenne più di 1000 tonnellate.
Il consorzio di tutela
Dal 2012 il corallo di Sciacca è finalmente tutelato da un consorzio formato da alcune aziende specializzate nella lavorazione.
Il consorzio che preserva e promuove metodi di lavorazione artigianali e identità della pregiata gemma marina in tutt’Italia e all’estero.
Le esportazioni sono sopratutto verso New York a Doha, il tutto per un giro d’affari notevole di circa 2 milioni di euro l’anno.